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SOMMARIO:
Presentazione dei luoghi e dei modi del nostro abitare
- Il Centro Storico
- Il Ticinello
- Viale Sardegna e Viale Sicilia
- Pavia Ovest - Quartiere Pelizza, luoghi e trasformazioni
- Pavia Ovest - Il Polo didattico e Sanitario, con alcune immagini dei luoghi
PRESENTAZIONE DEI LUOGHI E DEI MODI DEL NOSTRO ABITARE
Il nostro gruppo si è incontrato una mattina e insieme "ce la siamo raccontata " su come e dove abbiamo abitato. Sono emerse cose da ragazzi confuse con i fatti della nostra vita quotidiana. Ci è piaciuto "cuntasla sù" e in fondo, " forse", vorremmo incuriosire un po' i nostri figli e i nipoti; chissà... potrebbero navigare tra le " MAPPEMOTIVE " e ritrovare qualche radice.
- Il CENTRO STORICO (1950-70)
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Rustico con suonatori, Silvio Santagostino-Musei Civici Pavia, foto Cantalupi |
Il "centro" rappresenta la città antica ed è espressione della comunità del luogo. Dal dopoguerra a oggi Pavia lo ha ricostruito accuratamente riutilizzando i materiali originari, recuperati dalle demolizioni; il centro ristrutturato è diventato signorile e i prezzi delle case sono aumentati di molto.
Mi ricordo le abitazioni negli anni 50-60: c’erano alcuni bei palazzi eleganti e tante case popolari, modeste, scrostate per l’umidità e per la mancanza di manutenzione, a cui erano stati annessi rustici e terrazzini “abusivi”, o meglio fatti in proprio.
In genere le abitazioni erano poste su 2 piani con un locale al piano terra di 20-25 mq., con il camino o la stufa a legna, e una stanza al piano superiore a cui si accedeva mediante una scala ripida.
Le case di ringhiera e le case con grandi cortili “comuni” offrivano la possibilità di allacciare rapporti di vicinato quasi familiari. Quando si usciva per la spesa non si usava chiudere la porta a chiave, ma si chiedeva alla vicina di “dare un occhio alla casa aperta”.
Tra le vie lastricate di sassi c’erano anche fabbricati dai muri spessi, massicci, con al piano terra numerose botteghe, drogherie, lattai, mercerie e diverse officine artigiane, rumorose e polverose, con fabbri, “biciclettai”, falegnami, impagliatori di sedie, ciabattini ecc..
Gli alloggi erano poco luminosi e privi di servizi igienici autonomi. Per il bagno si ricorreva alla tinozza, facendo scaldare pentoloni d’acqua; per il bucato c’era un lavandino esterno in comune e l’acqua si attingeva dal pozzo a pompa ("tromba").
La famiglia spesso era composta da tante persone che dividevano due stanze: nella zona notte si separavano i letti di genitori, figli, nonni mediante tende e tramezze. D’inverno si usava scaldare il letto con un mattone caldo o un braciere messo nello scaldaletto di legno (“previ”o “prevost” in dialetto).
Si traslocava spesso, sempre in cerca di una sistemazione migliore.
I bambini giocavano per strada senza grossi pericoli e si accontentavano veramente di poco. Capitava di correre a piedi nudi, per non rovinare le scarpe nuove sui sassi del selciato.
I nonni circolavano sulle loro biciclette col manubrio a U e andavano in campagna a raccogliere cicoria e “urtis” per la frittata o a pescare rane per la polenta e ti raccontavano che durante la guerra c’era solo poco pane e il capo famiglia lo divideva in porzioni per farlo bastare a tutti. Quando qualche figlio tornava dal fronte, portava a casa una divisa piena di pulci e pidocchi, una gavetta e delle gallette dell’esercito; era una manna mangiare quel cibo secco in mancanza di pane.
Il caseggiato di solito aveva un portone d’ingresso che restava spalancato sulla strada e un cortile interno di terra battuta e ghiaia. Non mancava il quadro della madonnina, le donne pregavano e spettegolavano, quando capitava uno sposalizio o qualche ricorrenza da festeggiare si ballava in “curtil” con la fisarmonica.
La gente entrava liberamente nei cortili e periodicamente arrivavano gli ambulanti, con i loro furgoni rumorosi.
“Donne, donne, ghè il mulita” per arrotare coltelli e forbici!" - “E’ arrivato il cappellaio, si riparano cappelli e ombrelli” perché in quegli anni tutti portavano un “capè” (cappello) d’inverno e la “caplina” (cappellino di paglia) d’estate.
In primavera i materassai spiumavano cuscini e cardavano la lana dei materassi.
C’era anche chi ritirava le cose vecchie, magari anche quel poco oro vecchio un po’ demodè, in cambio di qualche oggetto moderno perché c’era voglia di nuovo e bisogno di sbarazzarsi del passato.
Nel caffè Tabacchi del rione c’era la televisione; le famiglie andavano a vedere i quiz e per chiudere la serata non mancavano le vendite di piatti da parete con dipinte tribù di watussi; mi ricordo anche una dimostrazione per una piccola lavatrice: funzionava come un organetto, con una manovella si rigirava il cestello dei panni sporchi. Potevi fare il bucato e contemporaneamente sfogliare “la Domenica del Corriere”! In quel periodo c’era voglia di migliorare, saper leggere e scrivere; tanti adulti frequentavano le scuole serali per ottenere la licenza media o elementare e c’erano i corsi professionali per corrispondenza della Scuola Radio Elettra per diventare operai specializzati.
Negli anni '60 del secolo scorso, grazie alle attività industriali avviate in città , con il lavoro erano arrivati nuovi abitanti ed era cresciuta la domanda di case.
I proprietari degli immobili incentivavano i propri inquilini a liberare gli alloggi per poterli affittare più vantaggiosamente.
Il centro è stato abbandonato dalle famiglie più giovani che a poco a poco si sono trasferite nei nuovi quartieri dove le case avevano il bagno e la stufa a calore continuo, poi sostituita dai termosifoni in ghisa prodotti dalla fonderia cittadina Necchi Campiglio che per anni ha dato lavoro a tanti operai. Si acquistavano i primi frigoriferi bassi, la cucina a gas, il motorino Aquilotto e la Tv, magari firmando le cambiali mensili.
Solo gli anziani restavano fino all’ultimo in centro, nelle loro vecchie case in affitto.
Oggi i magazzini sono moderni loft, i sottotetti sono mansarde di pregio e le buie officine meccaniche sono banche, agenzie e vetrine che sovente lasciano intravedere qualche antico manufatto riapparso durante le demolizioni e rimesso in giusta luce.
Non c’è più l’aria paesana e un po’ rustica di 50 anni fa ma credo che si possa apprezzare un’aria più antica, di una storia lunga che ci appartiene, che riaffiora se ne abbiamo cura.
- IL TICINELLO - la città cresce oltre il Viale dell'Impero
Negli anni '50 la necessità di case nuove e più confortevoli spinge i costruttori a trovare nuove zone
per lo sviluppo della città. Case di lusso o case popolari, le prime vengono realizzate nella zona
del viale della Libertà che diventa il salotto della città.
Per far questo si utilizza una vasta area agricola che fiancheggia su un lato il Ticino e confina a monte con il ponte della ferrovia e a valle con i palazzi del preesistente ex viale dell’impero.
Quest’area denominata Ticinello perché vi scorreva un fiumiciattolo largo una decina di metri che si formava da canali e rogge e si immetteva nel fiume dove oggi si trova il liceo scientifico, è stato prosciugato e canalizzato, al posto dei campi coltivati a grano e a mais è sorto un quartiere di lusso,
anche la vecchia cascina è stata abbattuta ed al suo posto è stata costruita la scuola media.
La cascina sorgeva sul lato sinistro del Ticinello e vi si accedeva tramite un piccolo ponte in muratura, l’affittuario coltivava la terra ed aveva anche un carretto con il cavallo con il quale trasportava ghiaia o altre masserizie, salendo per quella ripidissima via che prende il nome dalla zona, mi ricordo che ogni tanto il cavallo soprattutto in inverno scivolava sul terreno ghiacciato e si sentivano le urla del carrettiere.
C’erano anche degli insediamenti industriali, una fabbrica di bilance ed un maglificio, che davano il lavoro a molte persone.
immagini sono tratte da Calendario Dialetto 2005.pdf editrice Pi-Me Pavia "Di par Di 1945-2005 "
- VIALE SICILIA E VIALE SARDEGNA - la città cresce oltre le mura spagnole
Forse oggi si vive meglio, ma confesso che mi manca tanto quel tempo che è passato.
Le case popolari vengono costruite in una zona semi centrale, sul lato destro del Naviglio Pavese prima delle ultime conche della confluenza, vanno a posizionarsi in una zona verde che prende il nome di viale Sicilia e viale Sardegna e sono completamente cambiate, sono due viali separati dal Naviglio con ai lati platani secolari e un piccolo fosso d'acqua nel tempo ricoperto. In Naviglio facevamo il bagno e passavano in continuazione barconi pieni di ghiaia e sabbia del nostro Ticino destinati alla costruzione dei caseggiati di Milano. Erano trainati da asini, cavalli e in alcuni casi anche dai barcaioli stessi. Prati immensi dove d'inverno rimaneva la neve per due o tre mesi e d'estate giocavamo nei campi di granoturco facendo degli spiazzi all'interno per non farci vedere e si giocava agli indiani, costruendo villaggi di capanne con le piante del granoturco.
In viale Sardegna c'era la fabbrica di termosifoni Pollini, il macello comunale con il campo fiera dove c'era il mercato del bestiame e i concorsi ippici.
Un anno il naviglio ha fatto ritrovare un grosso residuato bellico: una bomba lanciata dagli aerei per bombardare la polveriera sita nell'angolo tra via Sicilia e il viale che porta al cimitero. Fu trovata da quattro ragazzi delle case popolari di viale Sicilia e un giorno, dopo vari tentativi riuscirono a farla scoppiare e tre di loro morirono dopo aver allontanato i più piccoli tra i quali c'ero anch’ io.
- LA PERIFERIA OVEST - CASCINA PELIZZA - l'altra città
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Cascina Pelizza - inizi '80 Musei Civici |
Con l’incremento della popolazione la città è cresciuta “oltre le mura”. E’ nata così un’altra città sganciata dal nucleo storico, con meno servizi e meno bella per abitarci .
Alla fine degli anni '60 occorreva realizzare un nuovo insediamento abitativo nella zona Occidentale della città, in direzione di Milano.
L'area era agricola, c'erano una decina di antiche cascine tra pioppeti e marcite ( Pelizza, Colombarone Malaspina, Campeggi ed altre ancora, alcune abitate ed altre in stato di abbandono) .
Per questa zona - situata nella parte più alta della città, tra le vecchie Cascine, la Basilica di S. Lanfranco (XI sec.) e il Ticino - venne presentato il progetto “Patrizia” dell’arch. Alvar Aalto che prevedeva la costruzione di case distribuite nel verde, su un pendio con terrazze naturali degradanti verso il fiume: case confortevoli, spazi pubblici attrezzati nella natura e percorsi verso il fiume senza attraversamenti nel traffico. Il progetto Patrizia è stato respinto, si dice nel timore che la zona attirasse la alta borghesia di Milano, città che si stava espandendo verso sud. Negli anni 80 si diede corso al Piano di Edilizia Economico Popolare.
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mappa Tuttocittà 94 con le Cascine |
Di fianco alla Cascina Pelizza, tipica cascina lombarda a corte con la sua alta torretta che svetta ancora oggi sul quartiere, sono state edificate villette a schiera e condomini. Le abitazioni, costruite da cooperative, sono allineate tra vie parallele, senza piazza né scuola né chiesa ecc. Il raccordo per l’ autostrada passa nel quartiere. Per avere un supermercato sono occorsi più di 15 anni. Curioso il fatto che la mappa di Tutto Città sino al 2000 abbia ignorato i nomi delle vie esistenti.
Nel 94-95 con l’entrata in funzione della tangenziale il Quartiere Pelizza è stato definitivamente separata dalla città; sul panoramico pendio che scende verso il fiume è stato realizzato uno svincolo stradale con un triste sottopassaggio pedonale buio; anche i luoghi brutti si dice che con l’abitudine diventino invisibili ma potrebbero trasformarsi in spazi per chi è creativo, con minima spesa e a vantaggio di tutti ?
Dal 2007 si continua a costruire e le temute imprese milanesi stanno edificando sino ad agganciare un Comune limitrofo.
Nella mia via una buona parte dei residenti ha in comune un certo legame con la terra, cura il piccolo orto, il giardino e il verde. Mi ricordo nelle sere di giugno gli orti coperti di lucciole; uno spettacolo durato per qualche anno e purtroppo svanito mentre le zanzare si sono ben ambientate tra i profumi di caprifoglio, tiglio, i colori di malva, papaveri e margherite.
In questo quartiere ci sono ancora ampi spazi di verde pubblico da rendere fruibile a tutti. I luoghi di incontro si trovano nella natura, lungo il percorso ciclabile con le viste panoramiche stagionali, quando fioriscono i papaveri rossi nei prati davanti al Museo della Tecnica o quando alla fine dell’estate gli alberi del Collegio Nuovo diventano multicolori .
Si avverte l’assenza di una comunità che metta in comune esperienze, disagi o vantaggi per migliorare questo posto dove, senza una automobile, è più difficile la vita. In questa periferia ad un certo punto si interrompono marciapiedi e pista ciclabile e occorre camminare sul ciglio di strade a traffico veloce; gli autobus sono poco frequenti e andare a piedi verso la parrocchia , l’ospedale o la città diventa pericoloso. Di sera, dopo le ore ventuno, sono state soppresse tutte le corse dei bus così, se non guidi l’auto, sei proprio bloccato.
Anche l’Università ha urbanizzato una vasta area con spazi per lo studio, lo sport e tempo libero degli studenti.
E’ bello percepire la presenza dei giovani nel quartiere, quando li vedi correre in tuta lungo la pista ciclabile e poi scendere verso il fiume. Sarebbe ancora più bello riuscire a catturare la loro attenzione, farli fermare, offrire sia a loro che ai nostri ragazzi qualche proposta culturale e momenti d’incontro. E’ d’interesse per tutti quando il vicino Collegio Nuovo organizza convegni aperti alla città; manca l’inverso, la “Città di Periferia” fa proposte solo dal Centro Commerciale.
- I LUOGHI DEL QUARTIERE PELIZZA
Sino al 1980 c'erano pioppeti, marcite, antiche cascine in parte abbandonate
Oggi è rimasta in piedi solo una casetta col suo muro di cinta vicino alla Cascina Loghetto.
Sulla rotatoria della tangenziale è rimasto isolato l'arco settecentesco della Cascina Colombarone Malaspina
Sulla rotatoria della tangenziale è rimasto isolato l'arco settecentesco della Cascina Colombarone Malaspina
La Cascina Pelizza è stata restaurata dopo il 1995; anche con la nebbia ha un suo fascino.
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Cascina Pelizza 1980 - foto da Pavia in Web |
cortile d'ingresso Cascina Pelizza - foto 2011 (coll. privata) |
Le Abitazioni E.E.P.
Condomini, case popolari e villette a schiera costruite alla Pelizza negli anni 80 adottando il piano di Edilizia Economico Popolare:
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Condomini alla Pelizza, Peep 1980 - da Pavia in Web |
Case Popolari degli anni 1980 - foto 2011(coll. privata) |
ultime case popolari costruite nel 2009- 2010 (coll. privata) |
Le Villette a Schiera
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le villette a schiera dell'80 (coll. privata) |
2011 - i condomini dell' 80 e a destra un cantiere in corso (collezione privata) |
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LA CITTA' UNIVERSITARIA DI PAVIA OVEST : IL POLO DIDATTICO E SANITARIO
L’espansione in atto nel quartiere residenziale Pelizza è legata a due fattori:
a) lo sviluppo dell’Università, che qui ha istituito un Polo staccato dalla Sede Centrale dove sono state riorganizzate le facoltà scientifiche, le strutture di ricerca e di servizio
b) l' insediamento di Ospedali e Centri Sanitari in prossimità della tangenziale
IL POLO DIDATTICO :
città universtaria oltre le mura- Polo Didattico al Cravino-coll.priv |
Eucentre (studi sismici) e nuove strutture universitarie oggi in costruzione (coll. privata) |
In questo contesto dinamico lavorano diverse persone molte delle quali, per comodità, sono venute ad abitare in zona.
Al Polo ogni costruzione si fa notare: gli edifici che ospitano le facoltà scientifiche sono bianchi e azzurri con oblò alle pareti e vengono chiamati “Nave” perché assomigliano ad un transatlantico ( nell '85 per l'inaugurazione della prima nave venne a Pavia il Presidente della Repubblica ); altre costruzioni più recenti sono in vetro e metallo, hanno forme geometriche e colori vivaci; i tetti di color verde acqua sembrano confondersi con il cielo, soprattutto quando il cielo è sbiadito ne migliorano la percezione. Notevoli i centri sportivi e le piscine .
arte al Cravino (coll. privata) |
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da Libro calendario 2010 Cral Ateneo |
Una cascina a corte è stata trasformata in Campus. Tutto il complesso è posto fra prati, piante, parcheggi enormi e in tutto ciò attirano l’attenzione due “monumenti” realizzati con manufatti tecnologici, quasi sculture moderne.
IL POLO SANITARIO
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nuovi Osp.Mondino (sn) e Maugeri (dx) visti dalla tangenziale (Google) |
Accanto a strutture dell’Università troviamo nuove sedi dell'Ospedale Neurologico e della Clinica del Lavoro che hanno trasferito le rispettive sedi storiche del centro cittadino.
Anche il Policlinico San Matteo sta ultimando la costruzione del nuovo DEA Dipartimento d’ Emergenza e, molto vicino a questo, è stata completata la nuova sede del CNAO, con tecnologia avveniristica per la cura dei tumori con le nano particelle.
Oggi gli ospedali sono ubicati in spazi ampi, sono raggiungibili comodamente perchè collegati ad adeguate reti stradali, sono dotati di tecnologie che migliorano i risultati.
Nelle nuove costruzioni non ci sono più muri di confine in mattone che danno all’ospedale l’aspetto di un convento o di una caserma, non si vedono più i “ padiglioni” delle diverse cliniche (mi ricordo i lunghi corridoi sotterranei da percorrere ). Anche le stanze di degenza hanno subito trasformazioni vistose, soprattutto se pensiamo alle camerate con 20-30 letti ancora in uso degli anni 60. Oggi le camere sono più riservate e nello stesso tempo aperte sul mondo esterno mediante la televisione .
Anche i malati sono cambiati: abbiamo tutti più cura della nostra salute, si dice che siamo malati più sani ma preoccupati; per le aumentate esigenze è importante che ci siano ambienti e strumenti d’avanguardia ma un buon rapporto umano con i nostri medici resta insostituibile.
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Vecchie e nuove ubicazioni dei centri sanitari presenti in zona Ovest
Ospedale Neurologico
Irccs Fondazione CASIMIRO MONDINO
Sino al 2005 ( circa) era attiva la sede di Via Palestro, in centro città
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veduta aerea ex sede Mondino di Via Palestro - foto tratta da Pavia dalla Mongolfiera - ed. Luigi Ponzio Pv |
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ex sede Mondino Via Palestro (coll. priv.) |
Nuova sede Mondino al Cravino (coll. privata) |
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Clinica del Lavoro e della Riabilitazione
Irccs Fondazione SALVATORE MAUGERI
Sino al 1997 l'attività era svolta in Via Boezio, in zona centrale
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ex sede Maugeri di Via Boezio (coll. privata) |
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nuova sede Maugeri al Cravino (coll. privata) |
In primo piano Via Boezio, sul fondo a sinistra il Policlinico in aperta campagna e le officine Necchi foto Chiolini 1934 - fototeca Musei Civici |
L' Antico Ospedale San Matteo, la Fondazione IRCCS Policlinico S.Matteo e il DEA Dipartimento di Emergenza
l'antico Ospedale annesso all'Università Centrale , Aula del 400
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facciata Aula del 400 (foto tratta da Tuttocittà 1994) |
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veduta aerea dell'antico Ospedale S.Matteo accorpato all'Università Centrale. Da calendario 2010 Avis ed. PI-ME Pavia |
Camillo Golgi - prestigioso Professore dell’Università di Pavia e Rettore a fine ‘800 - aveva avviato il progetto di trasferimento dell’Ospedale S. Matteo in un Policlinico moderno, fuori dal centro cittadino. I lavori di costruzione subirono ritardi a causa della 1^ guerra mondiale
Anno 1932 - inaugurazione del nuovo Policlinico San Matteo, ubicato fuori dal centro città
anni '30 - ingresso P.le Golgi (fototeca Musei Civici) |
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(foto da calendario "Di par Di 1945-2005" PI-Me ed. Pavia) |
Interno del Policlinico San Matteo
I Padiglioni
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foto da calendario "Di par Di 1945-2005 " PI-Me ed. Pavia |
Vecchio ponte sulla ferrovia con le arcate; collegava la città al Policlinico ed alla strada statale per Milano.
Il ponte è stato abbattuto negli anni 80 . Ora c'è una rotatoria ( Rondò dei Longobardi)
Anno 2011 - E' in fase di ultimazione la nuova Sede delle Chirurgie - collocata in prossimità della tangenziale e dei parcheggi .
Policlinico S.Matteo - nuovo DEA Dipartimento di emergenza, anno 2011 (cool. privata) |
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Fond. CNAO Centro Nazionale Adroterapia Oncologica
inaugurato nel 2010, di prossima attivazione
CNAO 2010 al Cravino (coll. privata) |
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............“Fra le glorie secolari dell’ Ateneo Pavese, una delle più splendide è il rinnovamento degli Studi Medici in Italia, rinnovamento che a Pavia si è iniziato e maturato. A questa tradizione nobilissima la nostra Università non può non rinunciare; perché le sia possibile non venir meno ad essa è necessaria la costruzione di Istituti clinici moderni in sostituzione di quelli ormai superati dai progressi della Scienza e della Tecnica Ospedaliera, in nessun modo adattabili a rispondere ai bisogni presenti. Questa necessità incombe e sta fra il passato e l’avvenire del nostro Ateneo. Occorre vincere la prova, superare le difficoltà e il domani della nostra Università sarà degno del suo passato.” ....... (Camillo Golgi)
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