ASSISTERE


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SOMMARIO:

  • RICORDI E IMPRESSIONI PERSONALI
  • UN PO' DI STORIA...
  • I LUOGHI:

            -Casa di Riposo Francesco Pertusati, viale Matteotti (prima degli anni 70)
            -Il Pertusati in viale Matteotti (oggi)
            -Santa Margherita, piazza Borromeo (ieri)
            -Santa Margherita, via Emilia (oggi e domani)
            -Orfanotrofio, via San Felice (ieri)
            -Orfanotrofio, via Vivai (oggi)
            -Casimiro Mondino e la Clinica Neuropatologica di via Palestro
            -La Clinica Mondino in via Ferrata (oggi)
            -La Clinica Morelli, piazza XXIV Maggio
            -Il Policlinico San Matteo (ieri e oggi)

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RICORDI E IMPRESSIONI PERSONALI

Adesso non si usa più, ma una volta per mandarti a …….. “quel paese”, a Pavia, ti dicevano: “va’ a sbatat ‘n canal” (inteso come Ticino) o “va’ al Piu”. Due delle prime frasi orecchiate nel dialetto pavese (imparato prima per sopravvivenza e poi per amore), per chi negli anni settanta  veniva dal Sud.
Ora in “canal” non ti ci manda nessuno, perché una volta si, ti ci potevi buttare e nuotare (si diceva: l’acqua del Ticino si può bere), oggi……. Il “Pio”, invece, oggi, forse, non si sa più cos’è o meglio cos’era.

La vecchia sede dell’ospedale San Matteo la vedo o la attraverso spesso, giacché si trova su uno dei tragitti possibili da casa mia in piazza Ghislieri al centro. Non penso però praticamente mai che quegli edifici un tempo erano un ospedale. Per me il “cortile delle magnolie”, uno dei cortili quattrocenteschi, è se mai la sede degli Istituti di Archeologia e di Storia dell’Arte (ora Facoltà di Giurisprudenza) in cui sono venuta tante volte a studiare.
la facciata ottocentesca
foto dal http del Collegio Fraccaro
Sono magari le torri di piazza Leonardo da Vinci che mi fanno venire in mente il vecchio detto-indovinello in dialetto. “ I du-tur a d’l’uspedal i bevan sempar e i mangian mai” giocato sul doppio senso du tur= due torri e dutur= dottori.Le due torri sono quelle che nella prima meytà dell'Ottocentofurono inglobate negli edifici che chiudevano a sud il grande cortile. Ricordo molto bene quando, nei primi anni sessanta, questi furono abbattiti per essere sostituiti con l'attuale cancellata.
La parte settecentesca/ottocentesca invece per me rimane sempre quella che era quando sono venuta ad abitare a Pavia negli anni cinquanta: la ex caserma Menabrea che per i pavesi di allora era diventata sinonimo di degrado, promiscuità, confusione: questo infatti si voleva indicare quando si diceva di qualche luogo “l’è una Menabrea”.
Comunque mi piace molto attraversare i cortili quattrocenteschi, specialmente da quando sono stati restaurati liberandoli in parte dalle sovrastrutture settecentesche. Belle le architetture, il grande glicine e i fiori del “cortile delle magnolie” e piacevole l’animazione data dalla presenza degli studenti che si affollano sulle panche e ai tavolini del bar di uno dei cortili del lato nord.
Mi piace però anche quando d’estate i cortili sono freschi e silenziosi e qualche studente superstite lavora al suo computer magari seduto sul muretto sotto il glicine.
Se mi succede, venendo da questi cortili, di proseguire sotto il portico dell’ala settecentesca dove è ora la Facoltà di Scienze Politiche sono colpita dal contrasto tra l’ariosità dei cortili da cui vengo e la tetraggine di quest’altro e mi chiedo perché mai in certe epoche gli Ospedali o Ospizi di vario genere venissero immaginati così poco ameni: lo ho constatato anche in edifici analoghi di altre città.


Nella Clinica Mondino non ho mai avuto occasione di entrare, ma mi è familiare per averci abitato vicino, in via Palestro, dagli undici ai quindici anni. “ Andiamo a sederci sui gradini del Mondino” a chiacchierare e scherzare era uno dei passatempi possibili del gruppo di miei coetanei che abitavano nella stessa via. I gradini erano quelli di una porta sul lato sud della facciata che non mi pare di aver mai visto aperta. Quando mi capita di passarci davanti non posso fare a meno di ripensare a quel tempo e al fatto che allora si giocava tranquillamente per strada, una strada non completamente invasa dalle macchine come ora.

la Clinica Morelli oggi
dal sito http://clinica morelli

La Clinica Morelli dal 1994 fa parte del Gruppo Ospedaliero San Donato e dispiace venire a sapere che se ne andrà dal centro, perderà la sua sede tradizionale, forse anche il suo nome. "Cà dla salut" la chiamavano un tempo i Pavesi, anch'io ricordo di averla sentita chiamare in questo modo, quando si parlava correntemente in dialetto. Questo nome mi sembra molto appropriato, perchè io la ho sempre sentita come un ospedale in certo modo benevolo, uno dove si va appunto per riacquistare la salute, quando non si ha nulla di particolarmente grave: un esame, un piccolo intervento. Nessun ricordo doloroso come inevitabilmente ne evoca il San Matteo.
Degli edifici simili alle case di abitazione che la circondano, che non fanno pensare a un ospedale, anche quando si è ricoverati, da certe sue finestre ci si affaccia sulla via, non ci si sente fuori dal mondo. Un bel giardino.Mi chiedo come mai i nuovi ospedali non hanno giardini.
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UN PO'  DI STORIA...

Pavia-Casa di Riposo
 Francesco Pertusati
da una pubblicazione delle II
Affonda nella notte dei tempi la vocazione di Pavia, città benefica, con tutte le sue innumerevoli attività a favore dei più poveri e più deboli, degli ultimi della società. Le testimonianze ci dicono che nel Medio Evo le istituzioni assistenziali erano numerose, ma per lo più di piccole dimensioni e spesso con difficoltà finanziarie.
da una pubblicazione delle II.AA.
In questo settore delle mappe emotive ci interesseremo dei luoghi ove nacquero queste attività, delle loro trasformazioni e dei mutamenti avvenuti nell’ultimo cinquantennio. La nostra attenzione si concentrerà sulle Istituzioni assistenziali che hanno svolto o che svolgono la loro attività nel centro storico della Città.
 
Pavia_Antico Ospedale San Matteo 
in Piazza Leonardo DaVinci
dal sito http ospedale san
Il primo è L’Ospedale San Matteo nella sua sede originaria ora inglobata dalla Università. Vengono poi tre istituzioni tra loro attualmente collegate(fanno parte della medesima Istituzione) anche se nate in epoche diverse e cioè: l’Orfanotrofio Gerolamo Emiliani, che ebbe la sua sede in via San Felice nel omonimo monastero e nel corso del tempo è divenuto un Istituto per handicappati gravi ed adesso si trova in zona ovest di Pavia, precisamente in Via Vivai.; l’Ospedale geriatrico Santa Margherita, situato fino a pochi anni fa in piazza Borromeo, nato come rifugio delle donne di facili costumi che desideravano cambiar vita e poi divenuto (dopo diverse trasformazioni) l’ospedale geriatrico e di riabilitazione ed adesso è ubicato in Via Emilia ed infine Il Pio Albergo Pertusati, che da due secoli  si trova ed è attivo, dopo molteplici trasformazioni , sul Viale Matteotti, lungo l’”Allea” e su quella che si chiamava “Piazza Castello” ed è oggi una Residenza assistenziale per anziani.

Gerolamo Emiliani
da Wikpedia

Per concludere, l’Istituto Mondino, fino a pochi anni fa in via Palestro e la Casa di Cura Morelli.
Nella storia di queste istituzioni si riflettono naturalmente le caratteristiche delle società che le hanno create, le loro concezioni, le loro pratiche di cura e di assistenza.
Possiamo anzitutto osservare che solo due di esse (la Morelli e il Pertusati) non hanno trasferito la loro sede fuori dal centro storico nel corso degli ultimi cento anni, essendo peraltro già ubicate ai margini di esso con ampi spazi a disposizione. La Morelli tuttavia a breve dovrebbe trasferirsi presso la clinica Città di Pavia, in via Parco Vecchio.
A spingere gli ospedali fuori dal centro sono stati certamente l’aumento della popolazione e gli sviluppi della medicina con l’utilizzo di complesse attrezzature; negli ultimi anni vi possiamo aggiungere la facilità di accesso e di parcheggio, ma anche l’abitudine a maggiori comodità e a maggior riservatezza che renderebbe intollerabili le camerate dei vecchi ospedali.
Certo questi edifici nuovi sono anche belli, gli interni curati, ma il concentrarsi delle strutture sanitarie fuori dal centro rischia di farne un “mondo a parte” un po’ alienante, soprattutto se si tratta di edifici come l’enorme DEA.
Possiamo notare, in parallelo con l’aumento della vita media, uno sviluppo della geriatria, delle pratiche fisioterapiche e riabilitative legate anche a una maggior attenzione all’handicap.
Sappiamo che agli antichi orfanotrofi con i loro ordinamenti quasi militareschi si sono sostituite comunità varie che anche a Pavia esistono fuori dal centro storico.
Infine le case per anziani si sono moltiplicate negli ultimi anni nei paesi intorno a Pavia o nella estrema periferia (Villa Flavia). In centro, oltre al Pertusati ne esiste solo una per signore, tenuta dalle Suore di Maria Consolatrice in via Capsoni. Sono nati anche vari centri sociali per anziani.
Ma “per anziani”: è proprio questa la soluzione ideale: l’isolamento dell’anziano, la sua segregazione? E che cosa ci fa un anziano a Marcignago o a Borgarello quando di solito in questi paesi per le strade non circola nessuno? Giustamente a suo tempo il Pertusati ha preferito ristrutturarsi, piuttosto che trasferirsi fuori dal centro, perché ciò permetteva ai suoi ospiti di uscire senza trovarsi in un deserto. Bisogna dire però che le case per anziani sorte nei paesi o fuori dal centro sono pensate soprattutto per persone non autosufficienti. Per quelle autosufficienti questa appunto non è la soluzione ideale. Risulta molto più accogliente una struttura come quella di via Capsoni non troppo grande, quindi non troppo simile a un ospedale, dalla quale le ospiti possono uscire per svolgere attività in città.
Attualmente si sono sviluppati molti servizi di assistenza ( cibo, pulizie, trasporti )per gli anziani che vivono a casa propria e questa è una cosa buona che dovrebbe essere potenziata, ma si dovrebbero anche creare strutture e organizzazioni dove gli anziani possano essere in contatto con persone di varie età e con giovani soprattutto.

Vedevi una volta, sotto l'Allea tanti anziani, che facevano la loro passeggiata sotto gli alberi e si sedevano sulle panchine a godersi la frescura delle piante. Venivano fuori dal gran portone del Pio. Da fuori, anche oggi, il "Pio" sembra sempre quello, invece dentro, quante trasformazioni! Già negli anni settanta i "cameroni" venivano rinnovati con nuovi arredi (in tempi remoti, gli "ospiti" si portavano da casa i loro mobili) e venivano suddivisi con pannelli, per creare almeno una parvenza di camere più piccole. E poi c'era l'Albergo Famiglia" e dopo anche il "Reparto Albergo". All'inizio ci andavano solo i "signori", camera singola con bagno personale, retta alta, il Ristorante era quello dell'Eca (il Ristorante Economico: l'unico, a quei tempi, con cucina a vista), proprio lì sotto l'Albergo Famiglia - adesso vi è la Palestra Riabilitava e prima c'era stato anche l'Assessorato all'Assistenza. E poi i portici, così vetusti che ti facevano "sentire" la storia, verranno chiusi negli anni novanta e adesso fanno anche un bell'effetto.
Per chi è venuto a contatto con le istituzioni assistenziali o con le strutture ospedaliere, perchè ne è stato operatore o utente, sa quali trasformazioni sono avvenute al loro interno. Le innovazioni e le migliorie hanno fortunatamente cambiato in meglio le strutture interne, rendendole più confortevoli e più idonee ai bisogni degli utenti, rimane però il ricordo di com'erano, senza nostalgie, solamente come testimonianza di un'epoca passata.






 Anziani in festa al Pertusati oggi
(foto da collezione privata)


I LUOGHI:

Casa di Riposo Francesco Pertusati, Viale Matteotti (prima del 1970)


Monsignor Francesco Pertusati
da una pubblicazione delle II.AA.RR
mappa Chiesa Santa Croce
da una pubblicazione delle II.AA.RR
Il Pertusati nasce e trae origine dal testamento del vescovo di Pavia Monsingnor Francesco Pertusati nel 1752, il quale destina tutti i suoi beni per la cura ed il ricovero dei poveri. La  prima sede fu aperta in una vietta vicino al Collegio Borromeo  che oggi è intitolata "Vicolo Pertusati".
Dopo molteplici vicende che vedono il "ricovero" trasferirsi in diversi luoghi della città e perfino a Milano al Pio Albergo Trivulzio, nel 1813 l'Istituto approda finalmente nella sede attuale, allora ex convento di "Santa Croce" .
da una pubblicazione delle II.AA.RR
Nel 1958 venne costruito il nuovo Reparto Famiglia, ove prima si trovava la piazza Santa Croce







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Il Pertusati in Viale Matteotti (oggi)


Oggi il Pertusati è una Residenza Sanitaria Assistenziale ed è radicalmente cambiata dopo l'ultima ristrutturazione, i portici dell'antica "Santa Croce"  sono stati chiusi e quindi resi fruibili per le attività comunitarie, il Reparto Famiglia è divenuto una Sezione Protetta ed esiste anche un Nucleo per malati di Alzheimer. Rimane ancora da ristrutturare il Reparto Albergo, l'altro edificio laterale al corpo storico, inaugurato nel 1972 (modernissimo per l'epoca, con camere singole dotate di tutti confort dell'epoca) ed oramai inadeguato per le attuali normative.


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Santa Margherita, P.zza Borromeo (ieri)


La prima casa nasce nel 1601 allo scopo di dare ricovero a tutte quelle donne di "facili costumi" che fossero sinceramente pentite e desiderose di ritirarsi in penitenza.Nel corso dei secoli divenne Ricovero di Mendicità, Istituto di cura per "malattie polmonari" ,  Ospedale per Ammalati cronici ed infine ISTITUTO di Riabilitazione convenzionato con l'Università di Pavia,Cattedra di Geriatria e Gerontologia.

da una pubblicazione delle II.AA.RR

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Santa Margherita, Via Emilia (oggi e domani)
Oggi l'IDR Santa Margherita sorge in Via Emilia e guarda al futuro attraverso tutte quelle iniziative più innovative nel campo della riabilitazione.


da una pubblicazione delle II.AA.RR




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Orfanotrofio, via San Felice (ieri)



il cortile dell'ex monastero
San Felicce
dal sito dell'Universit di Pv
Anticamente si chiamava la Colombina, la storia narra che nel 1534 giunse a Pavia Gerolamo  Emiliani con una schiera di ragazzi orfani preceduti da una Croce e provenienti da Milano. La 
Colombina fu una delle prime sedi dell'Orfanotrofio; era un Convento e si trovava nell'attuale sede del Tribunale.I Padri Somaschi che continuarono l'opera di Gerolamo Emiliani, nel 1793 trasferirono l'Orfanotrofio nel Monastero di San Felice, donato loro dall'imperatore Giuseppe II d'Austria.

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Orfanotrofio Via Vivai (oggi)


Nel 1973 il Monastero di S. Felice venne venduto all'Università ed i pochi orfani rimasti furono trasferiti al Torchietto (via Vivai) sotto la gestione del Comune. Nel 1994, la vecchia denominazione "orfanotrofio" divenuta intanto "convitto pavese", venne ulteriormente mutata in Centro Polivalente G. Emiliani ed assunse la finalità di assistere i disabili gravi.



da una pubblicazione delle II.AA.RR
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Casimiro Mondino (1859-1924) e la Clinica Neuropatologica di via Palestro


La prima clinica neurologica pavese fu la “ca Maina”, così chiamata, perché aveva sede a palazzo del Maino in via Mentana. Il primo direttore fu Cesare Lombroso che insegnò a Pavia tra il 1862 e il 1871. Il nome attuale le viene dal professor Casimiro Mondino..Professore straordinario di Istologia a Palermo e poi insegnante di Psichiatria, Mondino elaborò una teoria che conciliava il modello reticolare diffuso elaborato da Golgi con la differenzazione fisiologica delle cellule nervose.Piemontese, nato a Torino, allievo di Giulio Bizzozero, professore di Patologia Generale di fama mondiale e di Carlo Giacomini, professore di anatomia, Casimiro Mondino giunse a Pavia nel 1884, lavorando con Golgi all’affinamento del metodo cromoargentico. 
La Clinica Neuropatologica
in via Palestro
google maps
Tornato a Pavia per insegnare Psichiatria nel 1899, si trovò di fronte ad una situazione difficile, contrassegnata da mancanza di spazi e di strumentazioni adeguate, con una Clinica in grado di ospitare solo 20-25 letti all’interno del vetusto Ospedale San Matteo, all’epoca ancora allocato in centro città. Mondino si impegnò a creare il nuovo Istituto Neuropatologico, perché, come faceva notare, “oggi non è più (possibile distinguere i disturbi psichici, quelli degli organi più elevati del sistema nervoso, da quelli di tutte le altre regioni del sistema stesso”. 
Sino al 2006, la Clinica di via Palestro ha ospitato l’”Istituto Neurologico Casimiro Mondino”, intitolato al Prof. Mondino subito dopo la prima guerra mondiale. Questa sede che i suoi successori hanno contribuito a sviluppare nel corso di un secolo, è via via diventata un punto di riferimento per la comunità scientifica impegnata nella ricerca, nella diagnosi, nella cura e nella riabilitazione delle Malattie del Sistema Nervoso.



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La Clinica Mondino in via Ferrata (oggi)

dal sito del'Istituto Mondino
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La Clinica Morelli, Piazza XXIV Maggio
l'ingresso della Clinica Morelli
dal sito http Sant'Agata al monte


Chiesa e monastero furono edificati da re Pertarito nel 672.

La chiesa all'origine era di stile paleocristiano e fu costruita sopra una altura con buona vista del fiume Ticino, da cui l'appellativo di S. Agata in monte.
Prima Badessa del Monastero è stata la nobile Cuniperga, figlia di re Cuniperto e nipote di re Pertarito.
Nel secolo IX il Vescovo Litifredo vi trasportò dalla chiesa di S. Epifanio, le spoglie di S. Onorata.
Più tardi, re Cuniperto, in segno di riconoscenza per uno scampato pericolo di morte, fece porre nel Monastero i corpi di S. Primo e S. Feliciano, entrambi martirizzati sotto l'impero di Diocleziano. La chiesa fu ricostruita in forme romaniche-lombarde nel secolo XII e nello stesso periodo le monache Clarisse subentrarono nella gestione del Convento. 
Nell'anno 1782 la Chiesa viene sconsacrata e unitamente al monastero subisce gravi manomissioni, nel 1793 fu anche sede del Pio Albergo Pertusati.
Per quasi tutto l'Ottocento la struttura è utilizzata per ospitare gli alienati mentali ed anziani bisognosi, nel 1898 fu creata la Casa di Salute "Angela Scarenzio" (1898)

Agli inizi del Novecento il complesso viene demolito per lasciare spazio a costruzioni civili.

Si arriva cosi a metà secolo con la struttura come l'attuale  che ospita la Casa di Cura Morelli ("La Cà dla salut").fondata dal Prof. Eugenio Morelli.Questi allievo di Golgi e Forlanini, lavorò all'Università di Pavia tra il 1908 e 1928, prima di passare a Roma per ricoprirvi la prima Cattedra italiana di tisiologia, Egli riorganizzò la Clinica Angela Scarenzio e le diede il suo nome. 




Il Monastero di Sant'Agata al Monte
Porta Clacinara
dal sito http sant'agata al monte
Nel giardino, attualmente,  sono visibili frammenti di iscrizioni longobarde e di sculture romaniche. L'abside della Chiesa era decorata da un affresco del XV secolo attribuito allo Zenale e raffigurante SS. Primo e Feliciano.
Le possenti mura del Monastero e della sua cinta, visibili tutt'ora sul lato sud verso il Ticino, erano chiamate a suo tempo "Baluardo della Mollazza", successivamente Porta Calcinara.
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Il San Matteo e alcune istituzioni del passato


progetto del San Matteo del 1932
dal sito http ospedale san matteo
Le testimonianze ci dicono che a Pavia nel Medio Evo esistevano diversi ospedali, ma per lo più piccoli e con difficoltà finanziarie; si trattava del resto probabilmente più di enti di assistenza che di ospedali veri e propri.
Nel 1448 per iniziativa del frate domenicano Domenico da Catalogna fu creata una confraternita di dodici soci con lo scopo di reperire i finanziamenti per la creazione di un grande ospedale. 
L’ospedale sorse nel priorato di San Matteo da cui prese il nome; la sua costruzione continuò per tutto il XVI secolo; gli edifici sono quelli che sorgono attorno ai quattro cortili quattrocenteschi dell’Università centrale.
Nella seconda metà del XVIII secolo, al tempo del governo austriaco, gli ambienti furono rinnovati e in seguito si aggiunsero gli edifici a nord e a est del grande cortile che dà su piazza Leonardo da Vinci.

Il grande cortile
foto dal http del Collegio Fraccaro

Una camerata nell'ala ottocentesca
foto dal http del Collegio Fraccaro
 Agli inizi del XX secolo però l’antico Ospedale non risultava più adatto alle nuove esigenze e fu sostituito con l’attuale Policlinico che fu inaugurato nel 1932. Gli uffici rimasero tuttavia ancora a lungo nelle vicinanze, a palazzo del Maino che attualmente ospita uffici dell’Università.
Gli edifici dell’ex Ospedale divennero sede della Scuola Allievi Ufficiali intitolata al generale Federico Menabrea e, dopo i bombardamenti del 1944 e ancora a lungo nel dopoguerra ospitarono famiglie sinistrate e profughi. Attualmente sono occupati dall’Univesità e dal Collegio universitario Fraccaro.
Secondo i regolamenti stabiliti da fra’ Domenico nell’Ospedale di San Matteo dovevano essere ricoverati, oltre ai pellegrini poveri, solo i malati costretti a letto, ma curabili, in grado di guarire, senza distinzioni di condizioni economiche o sociali ( i servizi erano comunque gratuiti).
Intanto per gli incurabili e per i trovatelli vennero creati altri istituti.
L’Ospedale degli Incurabili fu fondato nel XVI secolo da Angelo Marco dei conti Gambarana ed ebbe sede nell’edificio, appositamente costruito nel lato est dell’attuale via Luino. Per volontà del fondatore l’amministrazione fu affidata all’Ospedale San Matteo.
Alla fine del Settecento gli incurabili vennero trasferiti al San Matteo e al Pertusati e gli edifici nel Novecento ospitarono il cappellificio Vanzina. Attualmente, con restauri e ampliamenti, sono diventati il collegio universitario Del Maino, quasi a esemplificare la trasformazione di Pavia da città industriale a città quasi esclusivamente incentrata sull’Università,le Fondazioni e tutto ciò che vi ruota intorno.
Il San Matteo oggi
da http Ospedale San Matteo
Gli orfani e i trovatelli, accolti precedentemente da diversi ospedali pavesi, nel 1479 vennero concentrati nell’Ospedale di Santa Maria di Porta Aurea o Pio Luogo degli Esposti, con sede vicino a San Luca. Alla fine del Settecento anche questo istituto fu assorbito dal San Matteo.
Esisteva infine la Farmacia dell’Ospedale San Matteo Ad essa alla fine del XVIII secolo venne aggregata quella di Santa Corona, fondata nel XVI secolo in piazza san Teodoro dal mercante Filippo Cossa con lo scopo di somministrare gratuitamente medicinali ai poveri; era prevista anche assistenza medica a domicilio.
La Farmacia dell’Ospedale è sopravvissuta fino al secondo dopoguerra, quando era situata in corso Mazzini, all’angolo con la via Bordoni.




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